La vitamina D


COS'E' LA VITAMINA D

Quando parliamo di vitamina D in realtà facciamo riferimento a un gruppo di molecole liposolubili, ovvero che sono solubili nei grassi e, in quanto tali, accumulabili a livello epatico.

Di questo gruppo due molecole sono particolarmente rilevanti per il nostro organismo: la vitamina D3, chiamata anche colecalciferolo, e la vitamina D2 o ergocalciferolo.

Quest'ultima è un prodotto di sintesi negli organismi vegetali e nei lieviti (es. funghi) che la producono a partire dall'ergosterolo. 

La D2 viene inoltre spesso aggiunta al latte (latte arricchito) e al burro come additivo alimentare.

L'uomo è invece in grado di sintetizzate la vitamina D3. 

Essa si forma nella pelle dal 7-deidrocolesterolo, attraverso una reazione fotochimica, che richiede l'intervento della componente UV della luce solare. 

Basterebbe l'esposizione a raggi solari per 10 minuti al giorno (meglio se nelle ore centrali) per formare nella pelle quote apprezzabili di vitamina D3.

Da questo punto di vista la vitamina D rappresenta un'eccezione rispetto alle altre, in quanto si tratta dell'unica che il nostro organismo è in grado di sintetizzare per via endogena.

Sia la D2 che la D3 sono proormoni biologicamente non attivi e, in quanto tali, devono essere convertite nel calcitriolo (1,25 diidrossi vitamina D3) cioè il loro metabolita con attività ormonale.

Esso viene sintetizzato attraverso due reazioni: la prima a livello epatico e la seconda nei reni.


QUALI SONO LE SUE FUNZIONI

Una delle funzioni fondamentali della vitamina D è quella di mantenere costanti (tra 1-1,5 mM) i valori di calcio plasmatico (omeostasi del calcio) e fosforo, al fine di consentire un corretto accrescimento dell'osso e garantire il funzionamento ottimale del sistema nervoso e dell'apparato locomotore.

L'omeostasi del calcio è sottoposta a controllo ormonale e proprio qui entra in gioco la vitamina D che possiede attività ormonale quando si trova nella sua forma attiva: l'1,25-diidrossicolecalciferolo.

Per regolare l'omeostasi del calcio tale ormone esercita la sua attività endocrina su almeno tre organi: il rene, l'intestino tenue e l'osso.

Tra questi il tessuto osseo è quello che risente maggiormente di un'alterazione di tale processo in seguito a una carenza di vitamina D (in realtà anche di una sua eccessiva integrazione).

Infatti almeno due malattie metaboliche dell'osso possono manifestarsi a causa di un deficit di tale vitamina: l'osteomalacia (rachitismo nei bambini) e l'osteoporosi. 

L'osteomacia è caratterizzata da una difettosa mineralizzazione con accumulo nell'osso di matrice non mineralizzata. 

Per quanto riguarda invece l'osteoporosi, si assiste a una ridotta densità minerale ossea con un conseguente aumento del rischio di fratture.

La vitamina D inoltre svolge attività a livello extrascheletrico, ovvero in tessuti e cellule che non sono coinvolti nel mantenimento dell'omeostasi del calcio, come pancreas, cute, placenta, cervello e cellule T. 

In questi tessuti di particolare rilievo si rivela inoltre la sua capacità di regolare la crescita cellulare. 

Questa sua attività antiproliferativa ne ha promosso l'utilizzo nel trattamento della psoriasi, nella prevenzione di alcune patologie autoimmuni (es. sclerosi multipla) e l'ipotetico impiego in alcuni tipi di tumori: ad esempio lo studio EPIC ha riportato che le persone con i più alti livelli di questa vitamina nel sangue hanno un rischio di cancro al colon inferiore di circa il 40 per cento rispetto a chi invece ne è carente.

Infine, a riprova dell'importanza di tale vitamina, occorre accennare al fatto che i suoi recettori sono perlopiù ubiquitari, il che evidenzia un suo ruolo fisiologico non solo nel metabolismo minerale ma anche in altre funzioni dell'organismo. 


QUAL'E' IL NORMALE FABBISOGNO

Ad oggi non c'è ancora un accordo generale su quali siano i livelli ottimali di vitamina D da assumere e questa è sicuramente una delle cause che ha portato a un eccessivo, e spesso improprio, incremento nell'uso degli integratori. 

Il parametro più affidabile per definire lo stato della vitamina D è la concentrazione nel plasma di 25-idrossi-vitamina D.

Sicuramente sappiamo che valori inferiori a 8 ng/mL (nanogrammi per millilitro) possono essere causa di stati patologici. 

Allo stesso modo è sempre più evidente che dosi eccessive possono portare a conseguenze severe riguardanti la salute delle ossa.

Per quanto riguarda il mantenimento di uno stato di salute, si ritiene comunque che sia preferibile portare i valori almeno al di sopra dei 20 ng/ml.

Per garantire il mantenimento di tali livelli, in un individuo adulto è consigliato un apporto giornaliero compreso tra le 600-1000 UI (unità internazionali; 15-25 𝜇g) tramite l'alimentazione. 

Ovviamente questa raccomandazione non vale per alcuni soggetti come donne in gravidanza, anziani e bambini, in cui è utile aumentarne l'apporto. 

Infatti per i neonati l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda la supplementazione di vitamina D fin dalla nascita poiché sia il latte materno che quello formulato non ne garantiscono il fabbisogno giornaliero; va inoltre considerata l'impossibilità di esporre i bambini così piccoli ai raggi solari.


QUALI SONO LE FONTI ALIMENTARI

La vitamina D è modestamente presente nel cibo e quindi il contributo della dieta per sopperire a carenze può essere limitato.

Per quanto riguarda la vitamina D3 essa si trova principalmente in alimenti di origine animale.

Le che fonti di vitamina D2 sono invece reperibili in alimenti vegetali.

Gli alimenti in cui il contenuto è apprezzabile sono:

Olio di fegato di merluzzo (10000 UI in 100 g)

Pesci grassi: salmone cotto (345-360 UI in 100 g), tonno in scatola, sardine, sgombro (224-332 UI in 100 g)

Latte (3-40 UI in 1 L) di cui esistono anche delle forme arricchite di vitamina D

Formaggi (12-44 UI in 100g)

Tuorlo d'uovo (20-25 UI per tuorlo)

Fegato di manzo (15-50 UI in 100 g)

Funghi shiitake: freschi (100 UI in 100g) e secchi (1660 UI in 100 g)


QUANDO E' NECESSARIO INTEGRARE

Abbiamo visto precedentemente come i livelli fisiologici di vitamina D di cui il nostro corpo abbisogna possano essere soddisfatti tranquillamente dall'esposizione ai raggi solari e dall'apporto dietetico. 

Di conseguenza chi segue una dieta equilibrata non dovrebbe avere problemi di carenza a patto che vi sia un'adeguata esposizione al sole. 

E' proprio questo punto che però potrebbe rappresentare un problema, in quanto le radiazioni in grado di svolgere la conversione del 7-deidrocolesterolo in vitamina D3 ricoprono solo un numero limitato di ore della giornata ovvero quelle centrali e, quindi, anche le più pericolose per la nostra salute, specie se si tratta dell'estate con la massima concentrazione degli UV. 

A tal riguardo, un punto su cui è necessario soffermarci, in quanto fonte di forte discussione, è l'uso delle creme solari, spesso sconsigliate per favorire la sintesi della vitamina D ma col rischio di comportare gravi danni (ustioni e tumori della pelle giusto per citarne due). 

In realtà l'applicazione delle creme solari non comporterebbe una riduzione significativa della produzione di vitamina D, in quanto esse non sono comunque in grado di schermare la totalità degli UV che colpiscono la nostra pelle.

Sono inoltre da tenere in considerazione fattori quali stagione e latitudine; nella stagione invernale, ad esempio, la produzione di vitamina D legata all'esposizione ai raggi solari è significativamente più bassa. 

Inoltre occorre considerare che, negli ultimi anni, uno stile di vita sempre più sedentario ci porta a passare la maggior parte del nostro tempo in ambienti chiusi.

L'apporto dietetico può compensare solo in minima parte la quota di vitamina D che non viene prodotta dall'esposizione ai raggi solari.

Alla luce di quanto visto, possiamo quindi affermare che in specifiche condizioni ricorrere all'uso di integratori è l'unica soluzione in grado di garantire un apporto di vitamina tale da soddisfare il nostro fabbisogno.

Tra queste fasi ricordiamo:

carenza comprovata

in fase di crescita

durante una gravidanza e in fase di allattamento

quando è stata diagnosticata una carenza

In altre circostanze ricorrere a degli integratori potrebbe essere inutile oltre che controproducente: mentre è impossibile raggiungere concentrazioni troppo elevate tramite l'esposizione ai raggi solari, è invece possibile assumere troppa vitamina D con gli integratori. 

Una sua eccessiva supplementazione, senza che vi sia reale necessità, può portare a effetti collaterali come ipercalcemia e danni a carico dei reni.

A tal proposito è utile ricordare che la national academy of medicine considera sicuro un apporto quotidiano fino a 4000 UI (100 𝜇g)


GLI EFFETTI DI UNA POSSIBILE CARENZA E COME DIAGNOSTICARLA

Un'eventuale carenza può essere diagnosticata solamente attraverso gli esami del sangue volti a dosare la concentrazione sierica di 25(OH)D, il principale metabolita circolante della vitamina D. 

La quantità di vitamina D necessaria all'organismo non è mai stata definita e viene quindi stimata sulla base delle dosi necessarie a mantenerne i livelli sierici ottimali, pur ricordandosi che il fabbisogno quotidiano varia in base all'età del soggetto.

Tale dosaggio è effettuato in seguito a prescrizione medica e ha un costo modesto che si attesta attorno ai 30 euro.

Concludendo, abbiamo quindi visto che la vitamina D svolge un ruolo fondamentale nel nostro organismo e, di conseguenza, è necessario che essa sia presente in dosi in grado di garantire il mantenimento di uno stato di salute. 

In alcune condizioni la via dell'integrazione è l'unica percorribile per sopperire a un suo deficit, ricordandosi però che essa è un ormone e, come tale, un suo apporto eccessivo potrebbe causare squilibri a carico dell'organismo anche perché, in quanto liposolubile, può essere accumulata dal nostro organismo.

Occorre quindi sempre prudenza, non ricorrere al "fai da te" e rivolgersi a uno specialista.

Infine è importante evidenziare che sebbene gli studi sulla tossicità derivanti da sovradosaggio di tale vitamina sono ancora pochi non significa che essa non possa essere dannosa.

Diffidiamo quindi sempre di chi ci propone contromisure strampalate come esporsi senza protezione solare al sole di mezzogiorno in piena estate, dosaggi elevatissimi o l'acquisto di lettini solari (a lampade UV), in quanto questi insensati rimedi potrebbero causare dei danni severi alla nostra salute.  


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