Il piede nello sportivo
Il piede è un elemento fondamentale per garantire il coordinamento e il controllo motorio dell'uomo durante la stazione eretta.
Lo sport genera un sovraccarico funzionale di tutte le componenti del sistema muscolo-scheletrico e in particolar modo del piede.
Se il piede, durante l'attività sportiva, non viene correttamente assicurato da un adeguato sostegno plantare (soletta e calzatura) e da una corretta biomeccanica articolare e funzionalità muscolare, c'è il rischio di incorrere in shock e traumi che possono coinvolgere il piede o tutto l'arto inferiore, fino ad arrivare alla schiena, obbligando l'arresto dell'attività sportiva anche per lunghi periodi.
Gli atleti spesso convivono a
lungo con i dolori al piede, inconsapevoli che una prolungata esperienza del
dolore causa un inevitabile schema motorio alterato, caratterizzato da
contratture muscolari e dolori articolari che a loro volta creeranno un
complesso circolo vizioso.
INTENSITA' E CARICO
Durante la corsa l'intensità dei carichi sul piede è fino a tre volte maggiore rispetto al normale cammino, e per questo anche le forze pronatorie sul piede aumentano, per facilitare l'assorbimento dell'impatto.
Questo incremento d'intensità in pronazione viene in parte compensato da un aumento in supinazione dell'asse della articolazione sottoastragalica grazie all'aumento della forza contrattile del muscolo tibiale posteriore.
Un insufficiente compenso può causare un sovraccarico del tendine del tibiale posteriore.
DIAGNOSI E PREVENZIONE
Risulta fondamentale quindi valutare se il piede dell'atleta sia effettore di una risposta motoria equilibrata, sufficiente a realizzare una corretta cinetica di equilibrio, di spostamento e di spinta propulsiva in modo da compensare efficacemente le variazioni del terreno.
Nella prevenzione è fondamentale intervenire su fattori di rischio, quali l'inadeguato allenamento, la scarsa flessibilità muscolare, l'uso di calzature inadeguate, i difetti assiali (ginocchio varo o valgo, cifosi o scoliosi del rachide, piede piatto o cavo), le dismetrie e gli squilibri muscolari.
La funzione di una calzatura ottimale, selezionata in modo personalizzato, è quella di preservare il piede e la caviglia dalle sollecitazioni potenzialmente dannose per l'atleta.
Tra le sue funzioni, la protezione del piede dalla superficie irregolare del terreno nella fase di appoggio, l'assorbimento dell'impatto per ridurre il picco iniziale propulsivo delle forze di reazione verticali e di taglio, il controllo dell'allineamento dell'avampiede e del retropiede.
Il tutto per sviluppare un'uniforme distribuzione delle forze nelle zone maggiormente sollecitate.
LE PIU' COMUNI PATOLOGIE
Le più comuni affezioni del podista sono: la borsite retrocalcaneare, la peritendinite achillea, la nevrite di Baxter, le tendinopatie retromalleolari, le entesiti inserzionali (calcagno e base del V metatarso), la fascite plantare, le fratture da stress, le sesamoiditi fino a gonalgie, coxalgie e lombalgie.
Da qui l'importanza di
approfondire le molteplici anomalie morfo-funzionali interdipendenti per
comprendere le cause e curare i sintomi a carico del piede in un contesto
multidisciplinare in cui il chiropratico può rivestire un ruolo di primaria
importanza.
OGNI SPORT HA LA SUA CALZATURA
In base al tipo di sport praticato il piede può compiere movimenti simmetrici o asimmetrici:
· Unidirezionali e simmetrici ripetitivi come la corsa o il ciclismo dove il movimento si effettua in senso longitudinale.
· Asimmetrici ripetitivi sono presenti nel golf e in alcune discipline atletiche.
· Multidirezionali asimmetrici non ripetitivi, cioè quando si effettuano continui cambiamenti di appoggio in direzioni opposte e diverse, come ad esempio nel tennis, nel basket e nel calcio.
Da ciò l'importanza della scelta di una corretta calzatura e plantare che di un'attenta verifica e ottimizzazione della funzionalità motoria funzionale.
Una buona calzatura sportiva deve avvolgere al meglio il piede per poter rendere più sensibile, facile ed efficiente il controllo del gesto atletico o del pallone come nel calcio.
Purtroppo questo può portare all'errata convinzione che più la scarpa sia stretta e più questa possa favorire una miglior performance sportiva.
E' necessario ricercare un compromesso tra l'aderenza della calzatura e preservare la fisiologica mobilità del piede.
Il piede, quando è in carico, ha bisogno di distendersi sia nel senso saggitale (in lunghezza) che in quello coronale (in larghezza) e questo per scaricare e adattarsi alle forze di compressione discendenti.
Così come le scarpe alte che avvolgono e bloccano la caviglia, come nel basket, fatte per evitare traumi di tipi distorsivi.
Purtroppo la fissazione "preventiva" della caviglia ha come conseguenza di esporre le ginocchia a un maggior impegno funzionale predisponendole a stress distorsivi.
Una calzatura troppo stretta e compressiva limiterà questa importante funzionalità creando algie e disturbi quali ad esempio fasciti plantari, tarsalgie, nevralgie, etc.
Ma basta solo una buona calzatura per ottimizzare la performance sportiva e non incorre in traumi muscolo-scheletrici?
Ovviamente la risposta corretta è NO!
SCARPE E PLANTARI NON BASTANO!
Pensare che solo la calzatura e/o il plantare possano bastare a preservare il piede funzionale ed efficiente è come pensare che per mantenere la corretta convergenza di un'automobile sia sufficiente intervenire solo sui pneumatici.
Il piede è un organo sensoriale che invia messaggi al cervello il quale agisce modificando l'equilibrio intervenendo sul controllo del sistema tonico posturale.
Nel piede risiede sia la componente propriocettiva che esterocettiva ed entrambe contribuiscono all'efficienza del gesto atletico e della postura.
Questi messaggi sensoriali arrivano dal piede sia tramite le articolazioni (endorecettori) che da quella mio-fasciale profonda che superficiale e cutanea (esterocettori).
La pelle della superficie plantare è la più ricca di esterocettori per cm2 rispetto a tutte le altre parti del corpo.
Questo garantisce al cervello un continuo e preciso flusso di informazioni sensoriali che il piede deve comunicare ad ogni passo così da garantire al corpo una corretta stabilità posturale.
E' proprio dallo stimolo di punti ben precisi della superficie plantare che il piede invia input sensoriali al cervello che a sua volta utilizzerà per modificare e riadattare istantaneamente l'equilibrio e la postura per mezzo di una specifica attivazione muscolo-articolare di tutto l'arto inferiore.
Il Chiropratico interviene manualmente sul piede, sul ginocchio, sull'anca e sulla colonna vertebrale
affinchè tutto il sistema posturale possa trovare un allineamento corretto e
funzionale riducendo così al minimo quelli che possono essere disturbi propriocettivi
dal piede o verso il piede così che la comunicazione tra il SNC e il resto del corpo avvenga nel modo più
veloce e corretto possibile.
UNA STRUTTURA SENSORIALE CHE NECESSITA DI UN APPROCCIO D'INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE
Vi siete mai chiesti come mai, dopo aver messo dei plantari, anziché trarne beneficio, il disturbo può rimanere anche dopo il periodo di "adattamento" del quale siamo stati avvisati alla consegna dei plantari?
Ovviamente il materiale, la lavorazione, lo studio, l'esame e per la preparazione di un buon plantare non sono tutti uguali e questo sicuramente può fare già una gran differenza.
Quanti prima di interessarsi ad una particolare scarpa o plantare hanno avuto la premura o il consiglio di rivolgersi ad un professionista come il Chiropratico capace di verificare e correggere eventuali asimmetrie funzionali che possono alterare la corretta mobilità e biomeccanica podalica?
Fortunatamente questo accade sempre più con maggior frequenza perché consigliati dai compagni di allenamento o dai tecnici ortopedici o podologi.
Il plantare è progettato con l'ausilio di opportuni rilievi (barre o elementi) tali da posizionarsi a contatto di precise aree della superficie plantare del piede.
Il contatto di questi rilievi con la superficie plantare danno degli specifici input al SNC affinchè il corpo possa modificare istantaneamente l'equilibrio e il tono posturale.
Putroppo, queste aree di controllo podaliche, causa traumi e alterate sollecitazioni, non sempre sono in grado di rispondere adeguatamente agli stimoli imposti dal plantare così da rendere parzialmente o del tutto inefficace l'attivazione funzionale del plantare stesso sul sistema funzionale e posturale.
E' come voler pretendere di
essere ascoltati dal nostro interlocutore sebbene non possa sentire.
CURA E PREVENZIONE
L'approccio d'intervento sul piede è differente a secondo che si tratti di cura o prevenzione.
L'intervento di tipo Fisioterapico ha lo scopo di favorire velocemente la riduzione locale del dolore e dell'infiammazione con l'ausilio di terapie strumentali quali Tecar, ENF Therapy, Terapia Vibrazionale Novafon, o manuali come Massoterapia, Kinesiotaping, etc.
Il trattamento chiropratico interviene manualmente ripristinando le alterazioni biomeccaniche articolari e mio-fasciali che hanno causato il disturbo.
Il Chiropratico è in grado di valutare e trattare il piede e la sua struttura sensoriale relazionandola al ginocchio, all'anca, al bacino e alla colonna vertebrale così da eliminare tutte le costrizioni biomeccaniche e funzionali affinchè il sistema muscolo-scheletrico possa garantire una miglior funzionalità e performance sportiva.
Ciò contribuirà anche ad una realizzazione più congrua e precisa del plantare con minor elementi correttivi e anche più selettivi e appropriati.
Sempre il Chiropratico interviene
controllando e verificando nel tempo che il plantare e la calzatura, a seguito
del loro utilizzo, siano ancora correttamente bilanciati verificandone la corretta
integrazione con il sistema posturale e l'effetto nel gesto atletico.
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