Modi, tempi e reazioni al processo terapeutico
IL DOLORE
Secondo la definizione ufficiale della IASP (International Association for the Study of Pain), il dolore è «un'esperienza emozionale e sensoriale spiacevole associata a un danno tissutale acuto o potenziale» e può essere classificato in acuto o cronico.
Il dolore acuto compare improvvisamente; fra le sue possibili cause sono inclusi una malattia, un trauma (per esempio un infortunio mentre si pratica sport) o l'infiammazione di un tessuto dell'organismo (come quella associata a uno stiramento dei muscoli).
La sua durata, se trattata tempestivamente, è limitata nel tempo.
Quando, invece, i fastidi durano per più di 12 settimane si parla di dolore cronico.
Il dolore cronico può derivare da un trauma iniziale (per esempio una caduta su una spalla), che finisce per avere conseguenze a lungo termine, oppure può avere alla sua base una condizione persistente (per esempio patologie come l'artrite).
La percezione del dolore fisico è per definizione un'esperienza assolutamente soggettiva e influenzata, oltre che dallo stato di malattia, l’età, lo stato psicologico ed emotivo, cognitivo, comportamentale, socio-culturale, etc.
LA RISPOSTA AL TRATTAMENTO
Il trattamento manuale o strumentale non è mai invasivo e viene modulato in base alla persona e al disturbo così da poter essere ben tollerato.
Sebbene il trattamento chiropratico e osteopatico sono particolarmente apprezzati per la velocità nei risultati è innegabile tener presente che ogni persona può reagire nei modi e nei tempi in modo del tutto soggettivo!
Questa reazione è del tutto singolare e dettata da molteplici fattori come la personale complessità della condizione clinica.
Iniziare un iter terapeutico comporta necessariamente per il corpo dover affrontare nuovi stimoli motori e funzionali come se si iniziasse una nuova attività motoria o sportiva, una terapia farmacologica, un percorso riabilitativo dopo un intervento chirurgico, etc.
LA FATIDICA DOMANDA
Una delle domande più frequenti poste dagli assistiti al terapista è:
Una domanda semplice e più che lecita ma che in realtà merita una risposta coerente e ben argomentata perché nessun professionista può darvi la certezza matematica del risultato, figuriamoci del tempo di recupero!
La risposta più semplice e immediata è:
✅ chi da subito
✅ chi dopo qualche seduta
✅ chi alla fine del ciclo
✅ chi dopo un pò di tempo dall'ultima terapia
✅ e chi purtroppo, sebbene assai raramente, può non trarne lo sperato giovamento ed essere perciò indirizzato ad ulteriori approfondimenti medici o diagnostici.
La fretta di star subito meglio è comprensibile ma spesso ci si dimentica da quanto tempo già si soffra o ci si conviva con quel disturbo, dal continuo utilizzo di farmaci analgesici o antiinfiammatori senza averne più il minimo effetto o dalla negligenza di non aver mai fatto visite mediche specialistiche con i dovuti approfondimenti diagnostici che ne accertassero la reale natura del disturbo.
Sebbene il trattamento manuale chiropratico e ostepatico sono conosciuti e apprezzati per la rapidità nei risultati, il corpo non è sempre come un interruttore dove tutto può e deve cambiare all'istante perché ognuno necessita dei suoi tempi di cura e di reazione.
Affinchè il corpo possa incominciare ad avvertire i primi benefici deve avere il tempo necessario per metabolizzare e integrare a livello neurologico e funzionale questi nuovi stimoli indotti tramite la terapia manuale o strumentale che sia.
In base alla gravità e all'entità del disturbo possono avvenire generalmente queste comuni reazioni:
✅ Generalmente, già dopo i primi trattamenti, viene riferita una sensazione di benessere, di leggerezza, una riduzione del dolore o del fastidio, associato ad una maggior capacità di movimento, di rilassamento e di maggior energia.
✅ In sporadici casi si possono anche avvertire eventi avversi minori e moderati comuni e si risolvono spesso in 24/48h; tra questi i più comuni sono dolenzia muscolare, aumento del dolore, stanchezza e rigidità.
⚠️Fattori soggettivi avversi quali ansia, stress, depressione, emotività, insonnia o mancato riposo, possono influire negativamente alterando la normale soglia del dolore, influenzando sia la normale sensibilità durante il trattamento che la risposta nel post trattamento!
⚠️ Inoltre, secondo uno studio (Cagnie B. et al. 2004), il 62% dei pazienti trattati con trattamento manuale cervicale riporterebbe un evento avverso minore (fatica, vertigine e mal di testa).
✅ Tutti effetti comunque moderati e dovuti semplicemente alla reazione del corpo nel cercare di metabolizzare e adattarsi a stimoli necessari al cambiamento indirizzato al traguardo del miglioramento della salute o della guarigione!
☝️ C'è anche da dire che la risposta sugli eventuali e momentanei effetti avversi dalla terapia è assai rara in quei soggetti già abituati a ricevere trattamenti e stimoli funzionali come per chi pratica attività fisica o sportiva.
📌 Un soggetto con uno stile di vita dinamico sarà sicuramente più avvantaggiato nell'evitare o ridurre al minimo gli effetti avversi momentanei rispetto a quello sedentario!
IL PROCESSO DI GUARIGIONE
Durante l'iter di cura l'intensità del dolore può variare proprio per il fatto che il corpo si deve adattare nel tempo agli stimoli ricevuti per arrivare gradualmente al riassorbimento del processo infiammatorio e al recupero della capacità funzionale.
L'andamento nel tempo del recupero dal dolore non è sempre progressivo ma può portare a delle temporanee ricadute.
📌 Ma recuperare non significa solo far diminuire il sintomo (dolore) ma migliorare la funzionalità motoria della zona colpita.
L'andamento del recupero tra il dolore e la funzione motoria possono anche non andare a pari passo ma con il tempo il miglioramento dell'uno inficerà positivamente al miglioramento dell'altra e viceversa.
Generalmente è più veloce recuperare da un dolore acuto e di recente insorgenza piuttosto che un dolore meno intenso ma cronicizzato.
EFFETTO MATRIOSKA
Può accadere, dopo i primi trattamenti, di sentirsi già sollevati dal dolore nella zona affetta dal disturbo ma al contempo è possibile risvegliare sintomi in altre zone del corpo anche lontane da essa.
Curata una zona se ne può presentare un'altra (effetto matrioska) facendo risaltare un ulteriore disturbo fino a quel momento "dormiente" ma che in realtà può ben essere tra le reali cause che hanno generato il disturbo per il quale si è richiesto l'intervento.
Un disturbo può celarne altri (effetto matrioska)
Questo accade perché il corpo negli anni si è creato una propria gestione di traumi o disturbi, alterando e adattando la postura e la mobilità per minimizzarne l'effetto.
Spesso il disturbo principale con i suoi sintomi è solo la punta dell'iceberg di una più complessa e alterata riorganizzazione neuro-funzionale compensatoria creata dal corpo per consentire di limitare le conseguenze di traumi fisici o emozionali, interventi chirurgici, patologie, cicatrici, sovraccarichi funzionali, etc.
📌 Il cervello pone sempre l'attenzione soprattutto sulla parte più dolorosa distogliendo l'attenzione dal resto!
CONCLUDENDO
Alla base del successo terapeutico vi è indubbiamente una scelta coerente del tipo di cura che tenga conto di una corretta diagnosi medica, dei reali obiettivi (curare per guarire o per migliorare la qualità della vita) e delle reali cause del disturbo.
A questo non deve però mancare la volontà e un atteggiamento psicologico positivo e determinato nell'approccio al percorso terapeutico da parte dell'assistito!
📌Personalmente, nella pratica di chiropratico e osteopata, non consiglio mai l'accanimento terapeutico!
Infatti, già dalle primissime sedute, può essere ben chiaro l'andamento del lavoro svolto e qualora non lo fosse, consiglio la rivalutazione della strategia terapeutica da concordare con il proprio medico curante o specialista (es. fisioterapia) o ulteriori approfondimenti medici specialistici.
📌 Qualora sia già stata intrapresa una terapia farmacologica è consigliabile non sospenderla o modificarla senza prima aver consultato il proprio medico curante o lo specialista!